Oggi, nelle classi della scuola secondaria di 1° grado, si sono tenute una serie di lezioni dedicate alla commemorazione del “Giorno del Ricordo”, istituito con la Legge del 30 marzo 2004 e celebrato il 10 febbraio di ogni anno per ricordare tutte le vittime dei massacri delle foibe e dell’esodo italiano dall’Istria e dalla regione giuliano-dalmata al termine della Seconda Guerra Mondiale.
E’ imprecisato il numero delle vittime ‘infoibate‘ dall’armata popolare jugoslava del maresciallo Tito. Gli storici sono divisi: le stime divergono, si va dai mille ai 5-6.000 morti, senza considerare le migliaia di persone uccise nei campi di concentramento. La parola ‘foiba‘ è una dialettizzazione del termine latino ‘fovea‘, ovvero fossa, con la quale si indicano le cavità carsiche presenti in Friuli Venezia Giulia, in Istria e in Slovenia. Il luogo simbolo è la foiba di Basovizza, sul Carso e a pochi chilometri da Trieste, divenuta monumento nazionale. Nel maggio del 1945 fu luogo di esecuzioni sommarie per prigionieri, militari, poliziotti e civili italiani.
Dal 2005, ogni 10 febbraio, viene commemorato il Giorno del Ricordo dedicato ai morti e ai profughi italiani, poiché in tale giorno, nel 1947, il trattato di Parigi assegnò l’Istria, Fiume e Zara alla Jugoslavia e quindi s’intensificò, coinvolgendo anche le zone precedentemente salvaguardate, l’esodo di massa già iniziato negli anni precedenti. Essendo la popolazione italiana considerata come ostile allo Stato jugoslavo progettato da Tito, più di 300.000 italiani, vittime dell’intolleranza o della discriminazione etnica, furono costretti ad abbandonare i luoghi di residenza e le relative proprietà.